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Serie A – Sarri: “La Juve era a fine ciclo, Ronaldo con me segnò 33 gol”

Maurizio Sarri
Maurizio Sarri, allenatore della Lazio, ha analizzato il suo percorso di allenatore, parlando anche dei presidenti.

Redazione NC

Maurizio Sarri, allenatore della Lazio, ha rilasciato delle dichiarazioni a Il Corriere dello Sport, toccando diversi temi. Ecco le sue parole sulla Juventus: "Era una Juve giunta a fine ciclo e io me ne accorsi subito. Ronaldo? Ho il rimpianto di non averlo potuto allenare da giovane. Ho trovato un giocatore che si era affermato attraverso un certo calcio ed era diventato un’icona mondiale. La squadra doveva adattarsi a lui, non il contrario. Con me segnò 33 gol in campionato e quattro in coppa e insomma non è mai semplice convincere un campione con fatturati del genere a cambiare percorso. A me piace un calcio in cui tutti si mettono al servizio del collettivo per sviluppare un gioco in cui i movimenti, tanto quelli difensivi quanto quelli offensivi, non prevedono esenzioni di alcun tipo".

Sul Napoli e il rapporto con il presidente dei partenopeiDe Laurentiis: "L’ultimo Napoli, quello dell’ultimo anno intendo. Giocava il calcio che avevo in mente, un calcio di coinvolgimento totale. Cosa mi è rimasto nei confronti del presidente? Una forma di affetto e gratitudine, mi ha concesso l’opportunità di misurarmi con il grande calcio ed era quello che volevo provare. Poi, certo, lavorarci insieme non è semplice. Mertens? Avevamo tre esterni d’attacco per due posti: la qualità di Insigne e l’equilibrio di Callejon erano imprescindibili, così Dries trovava poco spazio. A Bergamo, in 10 contro 11, tolsi Higuain e misi Mertens al centro: venti minuti mostruosi, li fece impazzire. Quando l’anno dopo perdemmo Milik decisi di riproporlo in quella posizione. Albiol? Era un giocatore di livello superiore, capì tutto in pochissimo tempo. Ad un certo punto potevo anche starmene a casa, poteva tranquillamente dirigere lui l’allenamento".

Sulla Lazio e Lotito: "Non riesco a capire fino in fondo i motivi dell'impopolarità di Lotito. Comunicazione? Possibile. Ma Lotito ha preso la Lazio che era un disastro e bene o male la tiene costantemente tra le prime 5, 6 e in Europa. Pensa, io lo trovo piacevole, è un uomo di spirito ed è uno che ti ascolta. Avrà mille altri difetti, ma è di rara intelligenza, ha una cura ossessiva dei dettagli e soprattutto sul piano sportivo lascia piena autonomia".